Nel 1621, Calasanz scrisse un documento in cui argomentava magistralmente la necessità che le Scuole Pie fossero approvate come Ordine religioso, il che avrebbe dato loro una grande stabilità giuridica. Il memoriale al cardinale Michelangelo Tonti (1621) è un gioiello pedagogico in cui Calasanz difende la scuola popolare come strumento essenziale per l’evangelizzazione in un momento in cui la Chiesa aveva bisogno di ricomporsi dopo la grande divisione vissuta nel XVI secolo.
Per svolgere la missione di educare i poveri in modo integrale, “occorrono molti operai che abbiano un grande spirito e siano chiamati con una vocazione particolare”; cioè educatori con una vocazione e una grande motivazione. Il santo educatore osserva per esperienza personale che il contatto quotidiano con i bambini è molto duro, faticoso e “spregevole agli occhi della carne”; per
questa missione sono necessari “uomini di vita apostolica, molto poveri e molto semplici”.
Calasanz afferma con forza che “il merito delle scuole sta nell’avere buoni maestri” (EP 49). Era necessario selezionare giovani di buon ingegno, con qualità umane e una buona vita interiore. Una volta messi alla prova, si sarebbero formati con l’esperienza quotidiana in classe e con l’aiuto di insegnanti esperti.
Quando scrive di insegnanti, pensa a persone consacrate, se possibile sacerdoti, che devono seguire un orario di lavoro e un piano di lezioni definito. Questi insegnanti sono stati chiamati con una “vocazione particolare” a educare i bambini alla pietà e alle lettere e devono farlo con vero spirito apostolico per contribuire all’opera di salvezza.
Quasi 30 anni prima di scrivere il memoriale, il giovane sacerdote Giuseppe Calasanz si reca a Roma per ottenere la dignità ecclesiastica (1592). Nei primi anni (1592-15979) collabora attivamente con alcune confraternite che propongono ai loro associati la cura della vita spirituale attraverso pratiche di pietà e un impegno apostolico, soprattutto con i più bisognosi. La sua partecipazione alla confraternita della “Dottrina Cristiana” lo portò a stretto contatto con i bambini di Roma, soprattutto nel rione di Trastevere, dove si recava a visitare i malati, a fare catechesi ai bambini e ad aiutarli nella loro prima scolarizzazione.
La sensibilità sociale e il desiderio di Dio lo hanno condotto per le strade e nelle umili case, dove ha scoperto una moltitudine di bambini che, a causa della loro povertà, non ricevevano alcuna istruzione. In questa ricerca scoprì una piccola scuola gestita da alcuni membri de “La Doctrina Cristiana”. Nella parrocchia di Santa Dorotea intensificò il suo lavoro apostolico con i bambini fino a trascorrervi tutto il suo tempo.
Nell’autunno del 1597 decise di aprire una scuola gratuita ogni giorno per i bambini del quartiere insieme ad altri membri e volontari. Questo fu l’inizio della prima scuola popolare cristiana in Europa.
Alla fine del XVI secolo il concetto di “volontariato” come lo intendiamo oggi non esisteva, ma esistevano molte associazioni ecclesiastiche che incoraggiavano i loro membri a compiere opere di misericordia in modo altruistico. La pratica di aiutare gli altri senza ricompensa economica ha origine nell’uomo come essere sociale consapevole della propria responsabilità nei confronti degli altri.
Lo stesso Gesù di Nazareth praticava la carità verso i poveri e invitava i suoi discepoli a fare l’elemosina, a dare da mangiare agli affamati, a vestire gli ignudi, a visitare i malati e ad accogliere i forestieri (cfr. Mt 25,31-46); in breve, ad aiutare e a prendersi cura di coloro che la società scarta e lascia abbandonati sul ciglio della strada. Nella parabola del Buon Samaritano indica l’impegno ad aiutare i poveri (Lc 10, 25-37).
Fin dalle loro origini, i cristiani hanno accolto il mandato evangelico di condividere i beni, di aiutare generosamente i poveri e di dare liberamente la propria vita per annunciare il Vangelo a tutte le nazioni.}
Nel IV secolo, San Giovanni Crisostomo è ricordato come fondatore di istituzioni caritative specializzate nell’accoglienza dei pellegrini, nell’assistenza sociale ai mendicanti, nella cura dei malati e degli anziani. Nel corso della storia sono sorti molti gruppi specializzati nell’assistenza ai più deboli. Sono sorte molte congregazioni religiose specializzate nei malati (Padri Camilliani, Fratelli di San Giovanni di Dio), nell’assistenza ai carcerati (Mercedari), ai migranti e ai rifugiati (Scalabriniani), agli anziani (Sorelle dei Poveri Anziani), nella pastorale sociale (Figlie della Carità) e nell’educazione (Salesiani, LaSalle, Maristi, Piaristi, ecc.).
Tutti i fondatori di Istituti religiosi hanno iniziato come volontari a ore, si sono coinvolti a poco a poco e con il tempo hanno scoperto la chiamata a consacrarsi interamente al servizio dei più poveri. Calasanz capì che Dio lo chiamava a rinunciare a un progetto di vita più comodo e a dedicarsi all’educazione dei bambini poveri. Un momento chiave fu quando dovette rinunciare al canonicato che gli era stato concesso a Siviglia con queste parole: “Ho trovato a Roma la via per servire Dio, facendo del bene ai piccoli e per nulla al mondo la lascerò”.” Il santo educatore passò dal volontariato a ore al dono di sé. Aveva trovato il tesoro nascosto del Vangelo.
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