Una Chiesa sinodale in missione – ottobre 2024

Quando riceverete questa lettera fraterna, saremo alle porte della seconda assemblea del processo sinodale promossa da Papa Francesco con il motto “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”. Lo scrivo con l’intento di motivare e promuovere, nell’insieme delle Scuole Pie e in ciascuna delle nostre Presenze, la riflessione sul tipo di Chiesa che siamo chiamati a costruire.

Strutturerò questa lettera in due parti molto specifiche, e cercherò di svilupparle entrambe in uno “spirito di sintesi”. Nella prima parte, vorrei evidenziare alcuni aspetti particolarmente significativi dell’”Instrumentum laboris” di questa seconda assemblea nell’ottobre 2024 e, nella seconda, alcune sfide che credo dobbiamo considerare all’interno delle Scuole Pie.

I- “Come essere una Chiesa missionaria sinodale”. Questo è il titolo del documento pubblicato dalla Segreteria del Sinodo lo scorso luglio di quest’anno 2024. Consiglio vivamente di leggerlo, se vogliamo accompagnare questo formidabile processo ecclesiale, che ci riguarda tutti e ci impegna. Solo a titolo di “piccole sottolineature” (e per incoraggiarvi a leggerlo), condivido con voi alcuni appelli alla sinodalità contenuti nel documento.

  • Il documento indica un orizzonte che segna la direzione. Non dice “come essere una Chiesa sinodale”, ma una Chiesa “sinodale e missionaria“. Le due parole sono sempre unite nel testo che abbiamo ricevuto. Questa decisione mi sembra particolarmente significativa, perché esprime l’unione inscindibile dei due dinamismi centrali della Chiesa: la comunione e la missione. In questo senso, dobbiamo comprendere la proposta impegnativa che ci viene proposta: essere discepoli missionari. Penso che ci aiuterebbe molto approfondire questa proposta dinamica: crescere nella nostra esperienza di discepolato per rinnovare il nostro impegno nella missione. Questa è la strada.
  • Particolarmente significativo è il testo biblico scelto come portale del documento, del profeta Isaia[1]. Il contrasto tra l’annuncio profetico di Isaia e il mondo in cui viviamo ci aiuta a comprendere meglio il concetto cristiano di speranza. La speranza cristiana non dipende dal fatto che le cose vadano bene o no, ma dalla fede nel Dio che annuncia e propone il suo Regno. E la Chiesa, sinodale e missionaria, vive per questo annuncio. E il nostro Ordine li fa propri a partire dal carisma che il Signore ci ha donato: siamo portatori di speranza tra i bambini e i giovani.
  • Assume un’importanza particolare la “conversazione nello Spirito“, una proposta metodologica che procede – e provoca – il tipo che vogliamo costruire. Penso che ci troviamo di fronte a un apprendimento necessario, che richiederà tempo, ma che dobbiamo avere il coraggio di portare avanti. Vorrei sottolineare le cinque chiavi proposte dal documento come condizione per la possibilità di un autentico discernimento spirituale comunitario[2]: la preghiera personale e comunitaria; un’adeguata preparazione dei lavori, l’ascolto della Parola di Dio e dei dati della realtà; l’ascolto rispettoso e profondo dell’opinione di ciascuno; la ricerca di un ampio consenso; ma non verso il basso, ma cercando ciò che fa ardere il nostro cuore; la formulazione del consenso.
  • L’articolazione dei processi decisionali emerge come una preoccupazione particolare del processo sinodale. Interessanti sono i verbi usati nel documento per indicare la strada da percorrere: pregare, ascoltare, analizzare, dialogare, discernere e consigliare. Sono i verbi da cui tutti possiamo crescere in corresponsabilità nelle nostre comunità e presenze.
  • I ministeri ecclesiali sono presentati come la chiave per lo sviluppo di una Chiesa sinodale. Tre sono i verbi che guidano la nostra riflessione: i ministeri devono essere riconosciuti, promossi e valorizzati nei vari contesti ecclesiali. Certo, credo che questa chiamata sia molto significativa per l’Ordine, che promuove la promozione di quattro ministeri che possono aiutare molto la vitalità delle presenze scolopiche: la pastorale, l’educazione cristiana, la cura dei poveri per la trasformazione sociale, l’ascolto e l’accompagnamento. Sono particolarmente lieto che l’Instrumentum laboris proponga specificamente l’attuazione del ministero dell’ascolto e dell’accompagnamento[3], e che nelle Scuole Pie siamo stati particolarmente sensibili a questa sfida ecclesiale.
  • Il documento propone l’esperienza del pluralismo delle culture e la fecondità dell’incontro e del dialogo tra di esse come condizione indispensabile per una Chiesa sinodale e missionaria[4]. Stiamo parlando dell’interculturalità, qualcosa che è particolarmente sentito nel nostro Ordine e su cui si sta riflettendo da ambiti molto diversi, tra cui quello della Formazione Iniziale dei nostri giovani religiosi.
  • La formazione appare come una necessità di prim’ordine in tutto questo processo. La formazione di tutti, perché tutti possiamo far fruttificare i talenti ricevuti e metterli al servizio della comunità. L’assemblea sinodale propone una formazione “integrale e condivisa”. Penso che questi due aggettivi possano aiutarci a progettare i processi formativi di cui abbiamo bisogno, a tutti i livelli.
  • La trasparenza, il rendimento di conti e la valutazione diventano meccanismi centrali del processo che siamo chiamati a vivere. Il documento parla di una “cultura della trasparenza e della responsabilità”. Così come la mancanza di trasparenza e di responsabilità alimenta il clericalismo[5], il suo impulso e il suo sviluppo favoriscono la comunione e la corresponsabilità nei vari ambiti della vita e della missione della Chiesa, e ci aiutano nel processo di conversione di cui abbiamo sempre bisogno.

II-ALCUNE RIFLESSIONI CHE STIAMO PRENDENDO IN CONSIDERAZIONE

Nelle varie visite e incontri ho avuto l’opportunità di cogliere i sentimenti dei religiosi e di molti laici in relazione a questa appassionante sfida ecclesiale della sinodalità. Abbiamo dedicato assemblee di Demarcazione, incontri comunitari, incontri della Fraternità, per riflettere su tutto questo. E penso che stiano comparendo alcuni punti che è bene tenere in considerazione. Li cito semplicemente, con l’intenzione di poter andare avanti su questa strada in modo più condiviso.

  • La sinodalità è una delle “chiavi di ispirazione” delle Scuole Pie, e vogliamo che lo sia per tutto il sessennio. Ciò comporta alcune opzioni di base che, sebbene possano sembrare semplici, sono essenziali:
    1. Non dobbiamo accontentarci di dire che “siamo sempre stati sinodali”. Siamo di fronte a una sfida che ci cambia e ci trasforma. È vero che ci sono dinamismi e strutture della nostra vita che sono chiaramente sinodali, ma questo non deve portarci a pensare che non possiamo imparare, andare avanti e migliorare.
    2. Siamo chiamati a introdurre il sinodale in tutti gli ambiti della nostra vita e della nostra missione. Ciò significa introdurre dinamiche di incontro, di ascolto e di discernimento.
    3. Considero particolarmente importante l’apprendimento del “discernimento spirituale comunitario”
    4. Anche le dinamiche e il funzionamento delle équipe e dei segretariati da cui usciamo sono chiamati a essere rivisti a livello sinodale.
    5. La cura della “sinodalità di base” rimane una grande sfida tra noi, soprattutto per quanto riguarda la piccola comunità locale in cui viviamo.
  • Appaiono alcune sfide interessanti:
    1. La sfida dell’ascolto, promuovendo spazi per viverla, sia organizzati che spontanei. L’ascolto personale, l’ascolto comunitario, il ruolo del superiore nell’ascolto dei fratelli, nell’imparare ad ascoltare, ecc.
    2. La sfida del discernimento, a livello personale e comunitario. Ovviamente, ciò che è in gioco è cercare la volontà dello Spirito Santo, non la mia o la nostra. E questo significa lasciare spazio e promuovere il dinamismo.
    3. Lo sforzo spirituale di accettare decisioni prese da dinamiche di discernimento comunitario, e che non sempre coincidono con ciò che mi aspetto o desidero, compreso il superamento di ferite o delusioni.
    4. La sfida di costruire una comunità più aperta ai processi sinodali, in tutti i sensi. Ad esempio, una comunità che valorizza l’incontro, la formazione condivisa, o una comunità che pretende di accogliere i giovani e cerca di aprirsi alle novità che portano o si aspettano.
  • Per comprendere i cambiamenti nella cultura dell’Ordine che stanno avvenendo e che, in qualche modo, possiamo e dobbiamo promuovere. Cito alcuni piccoli dettagli che, se riusciremo a consolidarli, causeranno cambiamenti significativi nel nostro modo di vivere e di funzionare. Credo che la sinodalità ispiri e rafforzi questi processi. Ovviamente, ce ne sono molti di più di quelli che cito, ma credo sia bello vedere alcuni esempi:
    1. La cultura dell’accompagnamento delle persone e delle comunità in cui stiamo gradualmente crescendo.
    2. La cultura del vivere e del lavorare a partire da progetti.
    3. La crescita della “mentalità di appartenenza all’Ordine”, che è una caratteristica dei nostri giovani scolopi.
    4. La progressiva comprensione di cosa significhi essere ” Scuole Pie in Uscita”.
    5. Il modello di Presenza scolopica e di comunità cristiana scolopica.
    6. La sfida di vivere un’adeguata corresponsabilità con la Fraternità Scolopica.
    7. L’impulso della “spiritualità della costruzione delle Scuole Pie”.
    8. Lo sviluppo del networking e della comunicazione.

Vorrei concludere invitandovi a pregare per questo processo ecclesiale che stiamo vivendo. Papa Francesco ha scritto una semplice preghiera che può aiutarci. La condivido con voi.

Vieni, Spirito Santo. Tu che susciti nuovi linguaggi e metti parole di vita sulle nostre labbra, liberaci dal diventare una Chiesa museo, bella ma muta, con un lungo passato e poco futuro. Vieni in mezzo a noi, perché nell’esperienza sinodale non ci lasciamo travolgere dal disincanto, non diluiamo la profezia, non finiamo per ridurre tutto a sterili discussioni. Vieni, Spirito Santo d’amore, disponi i nostri cuori all’ascolto. Vieni, Spirito di santità, rinnova il santo Popolo fedele di Dio. Vieni, Spirito Creatore, rinnova la faccia della terra. Amen.

Ricevete un abbraccio fraterno.

P. Pedro Aguado Sch.P.

Padre Generale

[1] Isaia 25:6-8

[2] XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. “Come essere Chiesa sinodale”, n. 63

[3] XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. “Come essere una Chiesa Missionaria Sinodale”, n. 34

[4] Ibidem, n. 81

[5] Ibidem, n. 75

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