1941 – 2016
Nasce il 6 dicembre 1941 a Grassano in Provincia di Matera. Entra nell’Istituto Calasanzio di Napoli dove ha sede anche il Piccolo Seminario dei Padri (Speranzinato) e dove compie la sua prima formazione scolopica dal 1951 al 1956: incontra come insegnanti e formatori il P. Giuseppe Ascione, P. Cosimo Rossetti e P. Leonardo De Marco.
L’8 dicembre 1956 veste l’abito calasanziano e inizia il Noviziato al Calasanctianum a Monte Mario (Roma).
Il 7 marzo 1965, dopo aver compiuto gli studi teologici viene ordinato sacerdote e ritorna nella sua Provincia di origine, la Napoletana, dove viene incaricato dell’Economato nell’Istituto delle Scuole Pie Napoletane. Intanto completa i suoi studi universitari in Lettere Classiche e consegue l’Abilitazione di Stato all’insegnamento.
Dal 1970 al 1973 il P. Provinciale P. Antonio Perrone, lo nomina Rettore della Comunità di Campi Salentina (Lecce) e Preside della Scuola Media e del Liceo Classico che sono annessi alla Comunità.
Di P. Giuseppe tutti ricordano il carattere riservato, la sua sensibilità e il culto dell’amicizia, un rigoroso rapporto con il suo compito educativo e la sua passione per lo studio: questi tratti lo rendono molto legato e amato dai suoi alunni che rimarranno sempre stretti intorno a lui anche negli anni successivi, quando si trasferirà nella Provincia Toscana (1973) e abiterà nella Comunità della Badia Fiesolana.
Il ministero educativo nella scuola continuerà ad essere il suo prevalente impegno quando avrà l’incarico di docente al Liceo Classico del Michelangelo di Firenze e poi al Liceo delle Scuole Pie Fiorentine.
Nel corrente anno 2016-2017 una imprevedibile e grave malattia lo coglie nel pieno della sua attività scolastica tra gli alunni delle Scuole Pie Fiorentine.
Il ricovero di urgenza del 25 ottobre 2016 e le intense e amorevoli cure con cui è stato seguito, non sono state sufficienti a restituirgli la salute. Il Signore l’ha chiamato con sé e tutti, confratelli, familiari, alunni e amici, pienamente addolorati e sgomenti, lo hanno cercato e lo hanno attorniato fino al termine così come gli erano stati presenti e vicini nei luoghi e nei tempi del passato. Padre Giuseppe Buonsanti ci ha lasciato il giorno undici novembre 2016. Quindici giorni prima era a scuola, con la consueta puntualità, mettendo in pratica il “decalogo” di padre Atanasio Canata, che è ritornato popolare alle Scuole Pie Fiorentine per l’attenzione con cui ce lo ha ricordato il Padre Franco Graiff .
La domenica tredici novembre, alla Badia Fiesolana, alle ore quindici e trenta, ha avuto luogo il funerale.
Il Padre Buonsanti è stato insegnante a Campi Salentina, al liceo classico Michelangelo di Firenze, e, fino a quindici giorni fa, al liceo delle Scuole Pie Fiorentine.
La chiesa della Badia era colma di giovani, gli alunni attuali, molti alunni degli anni del Michelangelo, altri giunti anche da Campi Salentina: tutti accorsi a portare l’estremo saluto al loro insegnante. Oltre tutto l’ingresso principale, della Chiesa e dell’Istituto Europeo, era accuratamente chiuso. Bisognava cercare un ingresso laterale, non facilmente individuabile.
La Chiesa non è una basilica, ma è ampia la sua parte, come conviene alla chiesa di una Abbazia del Medioevo, costruita da Cosimo il Vecchio. Anche nelle cappelle laterali c’erano appollaiati gruppetti di ragazzi.
Una insegnante del Michelangelo mi raccontò, a suo tempo, che al Michelangelo, una insegnante di italiano, per motivi di salute, non aveva corretto i temi. Fu il Padre Buonsanti, oltre tutto non insegnante di italiano, che per prevenire interventi delle autorità scolastiche, fece trovare i temi diligentemente corretti.
A parte questa iniziativa, il Padre Buonsanti ha vissuto la sua attività didattica con uno stile suo particolare.
C’era la preparazione remota, ma c’era, tutti gli anni, la venuta alle Scuole Pie, a giugno, per cercare nelle collane dei classici, i testi degli autori latini e greci, da “leggere” nel corso dell’anno scolastico, che sarebbe cominciato nel settembre successivo.
C’era la puntualità con cui precedeva in classe gli alunni a cui avrebbe fatto la debita lezione. Aveva una personalità riservata, ma molto umana e l’esprimeva in una serie di “attenzioni” sia durante la lezione, sia nei contatti fitti con gli alunni, fuori della lezione e la frequentazione delle famiglie.
Tutti lo vedevano riservato, ma lo sentivano vicino.
Nei suoi contatti con le famiglie non era il professore, ma l’amico. Questo suo stile di presenza accanto agli altri lo “leggevamo” nei molti testi che trasmetteva per posta elettronica. Il mio computer non è in grado di ricevere i testi da lui trasmessi. Me ne ha espresso il rammarico, ma si vedeva che questo era espressione del desiderio di essere vicino, anche con lo strumento elettronico e operava sempre una scelta accurata dei testi da condividere. A me arrivava per la mediazione del computer del Padre Dante Sarti, ma era una scelta del tutto disinteressata, accurata e rispondente ai comuni interessi.
Il contatto elettronico era attivo anche con gli alunni, che sapevano cogliere la stima, non del supponente insegnante, ma dell’amico che sentiva il bisogno di dialogare a tutto campo: dalla cattedra, dagli incontri personali, ma lasciava trasparire una comunanza di interessi anche nell’uso dello strumento elettronico.
Frequentava le famiglie dei suoi alunni, ma sempre con un suo stile di riserbo, di rispetto, e anche di signorile distacco, che non era affatto la supponenza del professore.
La stessa attenzione al vestito col quale si presentava, in classe, in comunità, nelle famiglie, che richiamava la cura del Padre Bravieri, a cui ha espresso vicinanza, dallo Studentato, allo Ximeniano. Quando il Padre Buonsanti, nel 1973, è arrivato alla Badia Fiesolana, ha trovato la vivacità culturale, spirituale e pastorale del Padre Balducci. Con semplicità l’ha accolta e si è sentito accolto. Gli amici del Padre Balducci, come inizio del suo accogliere e del suo lasciarsi accogliere, gli hanno chiesto di commentare i salmi.
Era il “dotto” scolopio, ma aveva un suo stile pastorale che non faceva pesare una sua presunta superiorità.
La liturgia quotidiana, alle suore Calasanziane di via Cento Stelle e domenicale di via Faenza, dove ha celebrato la Messa per quarantatré anni, gli consentiva lo stile del Buon Pastore. Veniva spontaneo il confronto con Padre Giovanni Panchetti, di cui Don Nello Pecchioli ha dato una definizione da ricordare: “Empoli è il cortile del Padre Panchetti”.
Nel presentarsi a scuola, nell’attività del Padre Balducci, nella liturgia delle Suore, sapeva evitare accuratamente le “patacche” del Padre Panchetti, ma dava sempre un senso di accuratezza che rendeva il suo stile, con serenità familiare e cordiale, del tutto alieno da un malinteso senso di superiorità.
Guardando alla fi gura del Padre Buonsanti, mi è tornata alla mente una “istituzione” di San Giuseppe Calasanzio: l’accompagnamento degli alunni a casa, una volta finite le lezioni. L’accompagnamento era l’occasione per un dialogo con le famiglie, di un valore inestimabile. Le famiglie si vedevano “restituire” i figlioli e trovavano l’occasione per un dialogo scuola-famiglia di grande valore educativo ed umano.
Le frequentazioni delle famiglie, da parte del Padre Buonsanti, pur con i tempi distanziati, erano l’occasione per un dialogo, che non ci si stancherà mai di raccomandare. Anche in questo lo stile, lo stile è l’uomo, è importante ed altamente educativo. Compreso quel riserbo che Padre Buonsanti portava con sé, come una seconda natura.
P. Giancarlo Rocchiccioli Sch. P.
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