LO SPETACOLO DEI GIOCHI CALASANZIANI

Alla cerimonia di chiusura ha partecipato anche l’assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale Alessandro Onorato che ha patrocinato l’evento.

Tredici giorni di giochi, dal 19 maggio al 1 giugno, hanno contraddistinto la 43a edizione dei giochi Clasanziani dell’Istituto San Giuseppe Calasanzio di Roma di via Cortina d’Ampezzo. Un appuntamento storico ormai che si rinova dal 1980 e che ha visto cimentarsi negli anni quasi 25.000 studenti della scuola nelle più disparate discipline sportive. Anche quest’anno gli oltre 600 alunni dell’Istituto si sono sfidati “in singolar tenzone” in base alla “personale predisposizione” ed alla propria preparazione atletica, in varie attività sportive, per un totale di 14 discipline sportive, dalla danza classica alla ginnastica ritmica ed artistica, dal karate al judo, il pattinaggio a rotelle e poi la corsa da quella ad ostacoli, campestre, di velocità a staffetta; molteplici sono stati anche gli sport di squadra come il calcio, la pallavolo ed il basket, che hanno coinvolto principalmente gli studenti più grandi.
Spettacolari le due cerimonie di apertura e chiusura: la prima ha visto un gruppo di studenti partire dalla Chiesa di San Pantaleo e San Giuseppe Calasanzio (nei pressi di Corso Vittorio Emanuele), e, con la simbolica “torcia” olimpica, è arrivata presso la casa generalizia dell’ordine religioso (lì dove sono conservate le spoglie terrene del santo patrono) e, percorrendo alcuni luoghi simbolici di Roma (da Piazza San Pietro al passaggio/omaggio a Via Mario Fani), alternando vari tedofori scortati lungo le strade della Capitale dalla Polizia Locale. Non da meno quella di chiusura di ieri sera che oltre a premiare i vincitori delle varie competizioni sportive, ha assistito ad una esibizione musicale corale che ha coinvolto tutti gli studenti delle elementari e medie coordinati dal Maestro Sergio Perra, il tutto accompagnato dalla sfilata degli studenti dell’ultimo anno che si sono cimentati in un simbolico valzer “dei debuttanti” per salutare la fine del ciclo. A conclusione lo spegnimento della “fiamma olimpica” e lo spettacolo fantasmagorico dei fuochi d’artificio presentato dalla giornalista Monica Marangoni. Presente anche l’assessore al turismo Alessandro Onorato.
A commuovere tutti il discorso della studentessa all’ultimo anno e atleta agonista Giada Di Mario, della Lega Volley femminile di Serie A2: «Tra pochi giorni si concluderà il mio percorso in questo Istituto e vorrei ringraziare tutte le persone che mi hanno permesso di raggiungere i miei grandi traguardi Sportivi: il Direttore Padre Angelo Celani, il preside Renzo Santinon, tutti i miei professori, i miei compagni di classe, nessuno escluso.
Grazie perché conciliare studio e allenamento agonistico non è facile e spesso succede di tralasciare lo studio o di abbandonare la propria passione, il proprio sogno ma con il vostro supporto io ce l’ho fatta. Non sempre si trovano scuole che sostengono lo sport e gli atleti. Grazie per ogni interrogazione spostata, per ogni sorriso, per ogni incitamento, per aver gioito con me dei miei traguardi. Grazie alla prof Iacobellis che mi ha seguito passo passo e ha sempre creduto in me. Concludo dicendo a tutti gli sportivi di questa scuola che nello sport, come nella vita, non conta solo il talento, ma anche la capacità di sacrificarsi per un obiettivo, il duro lavoro, contano le persone che si hanno intorno e la determinazione di credere nei propri sogni. Voi credete nei vostri sogni sempre e state certi che qua vi daranno una mano a raggiungerli. Viva lo sport, viva il Calasanzio». Un commiato toccante applaudito da tutti, dal direttore Padre Celani al preside Santinon al corpo docente per finire ai genitori e al segretario d’Istituto, Paolo Sanacore: «I nostri giochi da sempre premiano i valori dello sport, dell’impegno e dell’unione, uno sport inteso come gioco di squadra, come competizione con se stessi per vincere i propri limiti – conclude il segretario – valori più alti dello sport che nel nostro piccolo cerchiamo di diffondere tra i giovani da oltre quaranta anni».

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